Ingloriosa fine per un ex-presidente

Viktor Yushenko e Yulija Timoshenko quando uno era presidente e l'altra primo ministro dell'Ucraina

Viktor Yushenko e Yulija Timoshenko quando uno era presidente e l’altra primo ministro dell’Ucraina

E’ durata solo poche ore l’espulsione dell’ex presidente ucraino Viktor Yushenko dal partito che egli stesso aveva fondato, “Ucraina Nostra”: ma è bastata per dare una misura ulteriore, se ce ne fosse stato bisogno, di quanto il prestigio di questo personaggio sia sceso in basso negli ultimi tempi. Yushenko è stato espulso stamattina dal partito con una decisione del Comitato cittadino di Kiev, ed è stato riammesso nel pomeriggio per decisione del Consiglio politico nazionale, istanza ovviamente superiore. L’espulsione era legata formalmente a un episodio dell’anno scorso (la sostituzione di alcuni rappresentanti di lista durante le elezioni politiche) che hanno portato nei confronti dell’ex presidente a un’accusa di “tradimento degli ideali del partito”; in realtà sulla vicenda hanno pesato soprattutto le continue polemiche fra Yushenko e il resto dell’opposizione al regime, polemiche che hanno molto facilitato le cose per l’attuale presidente Viktor Yanukovich e il suo premier Mykola Azarov.

Yushenko, ricordiamo, venne eletto presidente al culmine della cosiddetta “rivoluzione arancione” del 2004-2005, dopo l’annullamento per frode elettorale della vittoria che era stata attribuita proprio a Yanukovich, allora appoggiato dal presidente uscente Leonid Kuchma e sostenuto da Mosca. Yushenko era allora il beniamino dei governi occidentali (ma in precedenza era stato primo ministro sotto la presidenza Kuchma), insieme alla “pasionaria” Yulija Timoshenko, e cercò con tutte le sue forze di imporre al Paese una politica fortemente nazionalista, addirittura rivalutando le formazioni fasciste che combatterono contro l’Armata Rossa a fianco della Wehrmacht, e di portare l’Ucraina nella UE e nella NATO, senza però riuscire nel suo intento. Dopo aver rotto anche con l’alleata Timoshenko, Yushenko si ritrovò poi completamente isolato e con una popolarità azzerata: nelle elezioni presidenziali del 2010 venne stracciato dai rivali e nelle politiche dell’anno scorso il suo partito raccolse solo poco più dell’1 per cento dei voti.

In compenso la sua testimonianza è stata abbastanza decisiva per far condannare la Timoshenko a sette anni di carcere per abuso di potere, in relazione al contratto di fornitura del gas russo all’Ucraina firmato nel 2009 dalla stessa Timoshenko e definito da Yushenko “un tradimento degli interessi nazionali ucraini”. Adesso la sua rivale langue in carcere, pare anche in cattive condizioni di salute, fra le proteste di alcuni leader occidentali e l’indifferenza del resto del mondo. Lui, Yushenko, pare sia intenzionato a lasciare comunque “Ucraina nostra” e a fondare un nuovo partito.