Un’amnistia in Russia? Incredibile ma…
4 dicembre 2013
Lo scetticismo è ovviamente più che lecito, data la fama (meritata) di regime manettaro che aleggia intorno a quello di Vladimir Putin: eppure questa volta sembra proprio che con l’accordo del presidente russo si stia preparando una misura di clemenza su larga scala, un’amnistia che coinvolgerebbe moltissimi detenuti nelle numerose carceri e nei campi di lavoro del paese. L’occasione sarebbe costituita dal ventesimo anniversario della costituzione – in arrivo tra pochissimo, il 12 dicembre – varata in circostanze non proprio esaltanti da Boris Eltsin nel 1993, quando sostituì la scomoda costituzione sovietica (che risaliva al 1978) poche settimane dopo aver sciolto a cannonate il parlamento, che la difendeva e che pagò con centinaia di morti la sua opposizione.
Ma ora qui non interessano tanto le circostanze e la qualità della costituzione eltsiniana, quanto la dichiarata volontà di usare l’anniversario per alleggerire l’insopportabile quantità di detenuti che il sistema carcerario russo tiene reclusi. Secondo quanto afferma il capo del Consiglio per i Diritti umani del Cremlino, Mikhail Fedotov, che è il principale promotore dell’amnistia, del provvedimento potrebbero beneficiare fra cinquanta e centomila persone attualmente detenute. Certo, è solo una piccola quota rispetto al totale (stimato) che è di quasi novecentomila carcerati, il che fa della Russia il terzo paese al mondo (dopo Stati uniti e Cina) per numero di reclusi; ma comunque è un passo importante.
Secondo Fedotov, la proposta di amnistia è stata approvata da Putin in persona, e infatti il portavoce del presidente, Dmitry Peskov, ha confermato che sarà il Cremlino a presentarla in parlamento nei prossimi giorni: il che, salvo sorprese o colpi di scena, dovrebbe garantire l’approvazione quasi automatica.
Incerto è invece, al momento, il criterio con cui l’amnistia verrebbe applicata – a quali tipi di reato, a quali entità di pena e così via, il che spiega la vaghezza sul numero degli effettivi beneficiari. E sulla loro identità: Peskov si è rifiutato di dire se nella misura di clemenza potrebbe rientrare per esempio Mikhail Khodorkovskij, l’ex oligarca diventato quasi un simbolo per l’opposizione liberale, cui spetterebbero ancora tre anni e rotti di carcere, ma che in base a una sentenza recente dovrebbe poter invece uscire nel 2014. Quasi certo invece che l’amnistia riguarderebbe le due ragazze del gruppo Pussy Riot ancora detenute, così come taglierebbe corto con alcuni processi in corso tra cui quello ai trenta attivisti di Greenpeace arrestati (e ora liberi su cauzione) dopo l'”assalto” a una piattaforma petrolifera nell’oceano Artico.
Il grosso dei beneficiari dell’amnistia, comunque, sarebbe costituito da persone in carcere (o in procinto di entrarci) per violazione delle severe leggi sull’immigrazione, alle quali verrebbe offerta quindi la possibilità di richiedere legalmente un permesso di soggiorno per lavoro, invece di essere espulse come normalmente accade a coloro che vengono trovati senza documenti.