La sinistra anti-Putin sotto tiro
17 ottobre 2012 3 commenti
Corre seri rischi – fino a 10 anni di carcere – il focoso leader della sinistra comunista anti-putiniana, Sergei Udaltsov, incriminato per aver “organizzato disordini di massa”, per giunta in accordo con un Paese straniero – la Georgia. La casa di Udaltsov è stata lungamente perquisita stamattina, insieme a quella dei suoi genitori; Udaltsov stesso è stato accompagnato al quartier generale del Comitato investigativo della Procura per essere interrogato. Secondo il suo avvocato, è probabile che venga trattenuto in carcere. L’accusa si basa su una videoregistrazione fatta di nascosto a Minsk, capitale della Bielorussia, in cui si sente e in parte si vede Udaltsov parlare con Givi Targamadze, un leader politico georgiano stretto alleato del presidente Mikheil Saakashvili, e discutere dell’organizzazione di manifestazioni anti-regime in diverse città russe. Il video era parte di un documentario mandato in onda dall’emittente televisiva NTV (di proprietà di Gazprom), fortemente denigratorio nei confronti dell’opposizione.
Già un altro esponente di spicco del movimento di opposizione al Cremlino, il blogger Aleksej Navalny, è stato incriminato con un’accusa tanto grave quanto poco verosimile (furto di legname) e rischia a sua volta fino a dieci anni di prigione se condannato (per ora comunque Navalny gode di piena libertà, salvo il divieto di lasciare la Russia, e ha anche fatto attivamente campagna elettorale per le amministrative di domenica scorsa). Navalny e Udaltsov sono fin dall’inizio delle proteste, nel dicembre scorso, i due personaggi più presi di mira dalla polizia e dalla Procura: sono stati ripetutamente fermati in piazza e tenuti in guardina ogni volta per qualche giorno, e contro di loro sono state elevate le accuse più serie.
Sono anche i due – seppur diversissimi e per certi versi opposti – che hanno allargato maggiormente la “presa” dell’opposizione anti-Putin, fino all’anno scorso confinata nel recinto dei gruppetti liberali filo-occidentali e di qualche organizzazione per i diritti umani o ecologista: Navalny ha fatto breccia nel “popolo di internet” lavorando a suon di twit e occhieggiando ai nazionalisti di destra, Udaltsov ha invece messo in crisi soprattutto il Pc russo di Gennady Zyuganov, portando in piazza moltissimi militanti su una base abbastanza generica e mettendo in imbarazzo la leadership del partito.
Udltsov ha sempre smentito le accuse che da tempo circolano nei suoi confronti, negando di aver mai parlato di organizzare disordini di massa e di aver mai incontrato Targamadze; anche quest’ultimo ha negato ogni contatto con l’esponente della sinistra russa, definendo il tutto “pura propaganda”. Secondo il suo avvocato, che ha visionato il video “incriminante”, non ci sarebbe la minima base per elevare contro Udaltsov un’accusa grave come quella formulata dalla Procura; un altro avvocato però, vicino al partito Russia Unita, ha affermato che invece non solo l’accusa è fondata, ma sarebbe solo “la punta dell’iceberg, perché ci sono le prove di crimini molto più seri”.