In forse il supergrattacielo di San Pietroburgo

Sembrava che la partita ormai fosse chiusa, con la sconfitta degli ambientalisti e della maggioranza dei cittadini di San Pietroburgo, massicciamente ostili alla costruzione di un terrificante grattacielo alto oltre 400 metri in pieno centro storico della capitale baltica. Il progetto dell’onnipotente Gazprom per quella che dovrebbe essere la sua nuova sede aveva facilmente ottenuto il via libera delle autorità cittadine e in particolare della governatrice, Valentina Matveenko (e si sa che difficilmente questa prende una posizione su materie importanti senza consultarsi con Vladimir Putin, pietroburghese doc e vero patron della città). I 2 miliardi di dollari di investimenti previsti fanno gola, chiaro.

Il progetto della torre di Gazprom a San Pietroburgo

Il progetto della torre di Gazprom a San Pietroburgo

Molto più faticoso era stato, in settembre, passare attraverso l’obbligatorio “dibattito pubblico con i cittadini” previsto dalla legge per ogni opera rilevante da costruire. Nonostante trucchi procedurali, cammellaggi di poliziotti e attori travestiti da “cittadini qualunque”, pressioni d’ogni genere, era apparso più che evidente che il grosso dei partecipanti al dibattito, in una sala convegni cittadina gremita all’inverosimile, avversava il progetto con tutta l’anima. Per una volta, per giunta, l’intero dibattito senza tagli era stato ripreso e mandato in onda da una rete televisiva e tutti avevano potuto vedere i balbettii degli amministratori e dei progettisti dello studio britannico RMJM, di fronte al furore e alle contestazioni dei presenti. Ma, come che sia, il dibattito non poteva portare a un voto formale e così il progetto era andato avanti lo stesso verso l’obiettivo della costruzione entro il 2012 della torre principale ed entro il 2016 dell’intero enorme complesso.

Negli ultimi giorni, però, qualche frenata ha incominciato a delinearsi. Prima si sono materializzati vari appelli di uomini di cultura e artisti perché lo sfregio alla città “patrimonio dell’umanità” dell’Unesco venisse evitato. Poi l’Unesco stessa ha fatto circolare una nota non ufficiale in cui si ventilava che il prestigiosissimo status di “patrimonio dell’umanità” (guarda qui la lista dei siti) avrebbe potuto anche esser rimesso in discussione da una modifica violenta del panorama urbano come quella che si sta progettando. In effetti il grattacielo, fatto a forma di pugnale come lo stemma di Gazprom (e come quello del FSB, il servizio segreto russo di cui Putin è stato il capo) dovrebbe essere costruito proprio in riva alla Neva, di fronte allo storico Istituto Smolny e alla splendida chiesa barocca dell’omonimo monastero, schiacciando sotto la propria immensa mole anche i resti della fortezza svedese medievale di Nienshants.

Sabato scorso, una manifestazione di piazza in città ha raccolto un gran numero di pietroburghesi inviperiti; il giorno dopo, inaspettata, è venuta la presa di posizione del ministro federale della cultura, Aleksandr Avdeev, seccamente contraria alla realizzazione del progetto e molto critica verso le autorità cittadine che lo hanno appoggiato. Oggi, tra molti imbarazzi, è venuta la replica della governatrice Matveenko, che precisa all’agenzia RIA Novosti: “Nessuna decisione è stata ancora presa, abbiamo solo detto che, se si farà l’Okhta Business Center (il nome del complesso che comprenderà al suo centro il grattacielo Gazprom, ndr) non sarà necessariamente soggetto ai limiti d’altezza finora previsti per le costruzioni in città”. Già, perché una legge urbanistica locale in vigore da decenni vieta di costruire oggetti più alti di 40 metri. “La decisione insomma deve essere ancora presa – continua Matveenko – e il progetto è in via di definizione, deve essere sottoposto a valutazioni di esperti statali, compresi quelli del servizio geologico federale. D’altra parte, non vedo il motivo di cancellare il progetto adesso”.

Dunque, situazione di stand-by. Secondo i maligni, a frenare nascostamente potrebbe essere stata in definitiva la stessa Gazprom, che ogni giorno pubblica drammatici bollettini sul crollo della produzione e dell’esportazione di gas – dunque sul proprio andamento di cassa, che forse non attraversa il periodo giusto per un esborso di due miliardi di dollari per un edificio. D’altra parte, è anche vero che finora sulla vicenda del contestatissimo grattacielo non ha detto una parola Putin e non l’ha detta nemmeno il presidente Dmitrij Medvedev – pietroburghese anche lui, dopo tutto. Con tutta probabilità, su una storia così delicata e altamente simbolica, i due più potenti uomini del Paese si stanno studiando a vicenda; ma prima o poi saranno loro a decidere.

2 Responses to In forse il supergrattacielo di San Pietroburgo

  1. Sembra che alla fine Gazprom non abbia vinto.
    Speriamo bene, perche´questo palazzo rovinerebbe l’estetica del centro.

    La Casa di Bury
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  2. Pingback: nuova resistenza » il Cremlino affonda il grattacielo