Crollo demografico in Russia e Ucraina

I più recenti dati statistici diffusi dalle autorità ucraine in materia di demografia sono estremamente allarmanti. Nel solo 2008 la popolazione ucraina è diminuita di ben 229.000 unità per eccesso dei morti e degli emigrati sui nati vivi, ed è scesa per la prima volta dal 1970 sotto i 46 milioni di abitanti. Nel 1992, anno di massimo sviluppo demografico nella storia del paese, l’Ucraina aveva 52 milioni di abitanti, dunque la perdita è stata di oltre sei milioni in 16 anni. Quel che è peggio, la tendenza al calo demografico sta accelerando e se non interverranno fattori nuovi in controtendenza gli esperti prevedono che per la metà del secolo (2050) la popolazione ucraina non supererà i 30 milioni di abitanti. Negli ultimi due-tre anni il relativo boom economico aveva fatto sperare in una inversione di tendenza anche in campo demografico, ma la crisi piombata sul paese come nel resto del mondo a metà 2008 ha dato un severissimo colpo a queste speranze – anzi, fa ritenere che il trend potrebbe a questo punto perfino peggiorare, anche perché legato alla perdurante incertezza politica e all’altalenare della collocazione internazionale del paese. Con tutto ciò che questo significa in termini di aspettative concrete degli abitanti circa il proprio futuro e il contesto della propria vita: già l’indipendenza e la fine dell’inserimento dell’Ucraina nel contesto dell’Unione sovietica hanno prodotto, a distanza di neppur due anni, l’avvio di una spirale discendente nella natalità che non si è ancora fermata a tutt’oggi.

Manifesto pro-natalità in Russia

Manifesto pro-natalità in Russia

Un discorso simile si potrebbe fare anche per la Russia, che nel 1992 aveva poco meno di 149 milioni di abitanti e nel 2008 è scesa a poco meno di 142 milioni, con una perdita di sette milioni in sedici anni: ma nel caso russo i fattori in gioco sono piuttosto diversi, e anche i numeri hanno un significato diverso: tanto per cominciare, in questi sedici anni l’emigrazione dalla Russia è stata proporzionalmente molto minore che in Ucraina (e concentrata soprattutto nei primi tre-quattro anni), mentre la differenza negativa tra morti e nati vivi è stata più forte; in secondo luogo, negli ultimi anni soprattutto c’è stato un certo aumento delle nascite (nel 2008 c’è stato il dato più alto di tutto il periodo) grazie anche a una politica di forti incentivi per le madri che mettono al mondo il secondo figlio, ma non si è per nulla invertito il drammatico trend della mortalità che colpisce la popolazione maschile adulta per via dello “stile di vita” (alcol, fumo, violenza, stress lavorativo) oltre che per le condizioni economiche in cui una parte consistente del paese si trova ancora; e infine in Russia, a differenza che in Ucraina, è presente un forte afflusso di immigrati da altri paesi che però vengono solo in piccola parte registrati e contati tra la popolazione.  Le previsioni degli esperti per gli anni a venire sono catastrofiche:  il paese potrebbe ancora, di qui al 2050, ben 34 milioni di abitanti, scendendo sotto i 108 milioni per la metà del secolo: a meno che le politiche complessive del governo – in materia sanitaria e di welfare – non incomincino ad agire sulla mortalità, oltre che sulla natalità, facendo tornare a livelli “normali” l’attuale aspettativa di vita dei russi (73 anni per le donne e solamente 59 per gli uomini). E a meno che non si incomincino a considerare “cittadini” a pieno titolo anche gli immigrati.

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